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Channel: Rumore di fusa
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La mia storia con i bruchi: allevare farfalle arricchisce la natura... ma anche l'animo umano!

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Oggi voglio raccontarvi di un’esperienza interessantissima, appassionante e veramente emozionante, che mi ha coinvolta negli ultimi mesi: l’allevamento di alcuni bruchi di farfalla macaone! Non so quanti di voi abbiano mai pensato di accostarsi a questo tipo di esperienza, ma voglio rendervi partecipi della mia “avventura”, perché non solo è davvero entusiasmante a livello personale, ma è anche l’ennesima manifestazione della straordinarietà della Natura… qualcosa che può insegnare molto, regalandoci in poche settimane un nuovo sguardo sul mondo, capaci di osservare, cercare e coglierne i più piccoli particolari, perché anche in essi si ritrova la meraviglia.

La prima farfalla che ho liberato, un maschio di macaone
Il bruco è un simpatico animaletto, voracissimo, che ha una sola missione nella vita: mangiare, mangiare, mangiare, fino a trasformarsi in una farfalla. Purtroppo in natura la mortalità dei bruchi è altissima, a causa di parassiti, difficoltà ambientali e innumerevoli predatori… e, ahimè, a poco valgono gli stupendi colori sgargianti che alcuni di loro usano per “intimorire” i predatori. Ma andiamo con ordine. Ho iniziato la mia avventura di allevamento di un bruco grazie ad Eugea, con il suo bel progetto “Bruco Lando”: prendersi cura di un bruco, sulla sua pianta nutrice (ovvero quella specifica che gli serve come nutrimento, fino a diventare farfalla). Infatti ogni bruco (ogni specie di farfalla) si nutre solo di piantine specifiche per il suo sviluppo; nel caso di “Bruco Lando” si tratta della meravigliosa farfalla Macaone (Papilio Macaon) che si nutre di ombrellifere come finocchio selvatico, ruta, carota selvatica e prezzemolo.

Ecco Lando, il bruco di Eugea, sulla sua ruta

Purtroppo, ve lo devo dire, il mio primo approccio con i bruchi è andato male: il mio Bruco Lando, da minuscola capocchia di spillo che era, è cresciuto sulla sua piantina di ruta per un paio di settimane, mangiando vorace e dandomi modo di ammirarne le sue piccole e quotidiane meraviglie, per poi però arrestarsi e morire. Cos’ho sbagliato? Ancora me lo chiedo e, ve lo confesso, è stato un brutto colpo vedere perire così un animaletto tanto indifeso e straordinario. Tuttavia quelle settimane che ho trascorso ammirandone le abitudini ed i progressi (e stando in pena per lui quando mi pareva in difficoltà), mi avevano già insegnato qualcosa di impagabile: avere l’occhio esperto per riconoscerne altri in natura! Vi dirò, non è una cosa così semplice, se non si sa cosa cercare: i bruchi, poco prima di diventare farfalle, raggiungono anche i 4 cm di lunghezza… ma prima di questo ambito e vistoso traguardo, sapete quanti altri bruchini, lunghi solo pochi millimetri e quasi invisibili, stazionano sulle loro piante nutrici?

Un bruchino sulla ruta in giardino: è minuscolo, ma già ben riconoscibile
E così, una domenica pomeriggio mentre ero un po’ pensierosa, mi sono seduta accanto alla mia ruta in giardino. Il mio occhio, prima ancora della mia mente, ha iniziato a vagliare le foglioline della pianta… e mentre io ero ancora immersa nei miei pensieri: “ALLARME! ALLARME! AVVISTATO BRUCO!”, ecco il segnale che l’occhio ha inviato al mio cervello. E così ho scoperto, con mia grande soddisfazione, ben 5 piccolissimi bruchi di macaone (poco più di un paio di millimetri ognuno) sulla mia ruta. Che felicità! Mi ero documentata su internet e gli esperti – non potete immaginare quante persone allevino, con successo e grande passione, i bruchi – suggerivano di prelevare immediatamente dalla pianta i piccoli bruchi proprio per salvarli, garantendo loro più possibilità di successo per diventare farfalle. Io, con ancora il senso di colpa per la sorte del povero Bruco Lando, non me la sono sentita… con il crudele risultato che i bruchi, da cinque che erano, nel giro di una settimana e per colpa di un insetto famelico, sono rimasti solo in due.

Ecco uno dei bruchini sulla pianta di ruta del mio giardino: purtroppo lui è stato preda di un insetto

A quel punto, mi sono resa conto che non ce la potevano da soli e mi sono decisa ad allevare i due superstiti, prontamente ribattezzati Tristano e Isotta. Per allevarli li ho posti in un contenitore adeguato, dove quotidianamente offrivo loro ruta fresca e pulivo i loro “scarti”. Seguire i loro progressi quotidiani è stata un’avventura meravigliosa, costellata da forti emozioni per le loro conquiste - vedere le loro mute, la loro voracità, il loro crescere di giorno in giorno – ma anche da preoccupazioni per le loro difficoltà – talvolta i bruchi sembrano “fermarsi”, prima delle mute, e il successo non è mai garantito.

Ecco uno dei miei bruchi ben cresciuto: le palline sul fondo sono i suoi escrementi!
E’ intrigante vedere un bruco che divora le foglie: c’è del metodo nel loro cibarsi, non si fanno sfuggire un solo angolino di foglia, vanno metodici, spediti e precisi come fossero seghetti. E poter seguire il momento della muta è qualcosa di affascinante oltre ogni dire: vedere questo minuscolo essere emergere dalla vecchia pelle con nuovi colori, è qualcosa di stupendo.

Uno dei miei bruchi, quasi al termine della sua crescita prima di diventare crisalide
È stato appassionante anche cogliere i segni che stava per giungere il momento della crisalide: i bruchi ormai grossi e satolli, smettono di mangiare e ad un certo punto emettono escrementi molli e verdastri. A quel punto il bruco diventa agitato e inizia a cercare un posto giusto, un rametto di solito, per “agganciarsi” ad esso con un filo resistente che lo sosterrà durante tutta la metamorfosi.

Questo bruco si è "agganciato" e si prepara alla crisalide

Entrambi i miei bruchi si sono correttamente agganciati ed “impupati” (ossia, sono diventati crisalidi). Dopo 10-15 giorni la crisalide cambia colore e diventa trasparente, lasciando intravedere le ali del meraviglioso macaone: è segno che manca poco alla nascita.

La crisalide, trasparente, lascia intravedere già il disegno delle ali: la nascita è vicina
E quando finalmente la farfalla nasce, emergendo dalla crisalide con le ali bagnate e rattrappite come un paracadute accartocciato, il momento è toccante: questa creatura meravigliosa e così fragile, finalmente ha portato a termine ogni metamorfosi, ha superato i momenti critici del suo sviluppo ed è quasi pronta per abbracciare la libertà del cielo. Dopo qualche ora, quando la farfalla è perfettamente asciutta e le ali sono ben spiegate, giunge il momento migliore, quello per cui sia io che i bruchi ci siamo tanto impegnati: il primo volo. E allora si apre il box all’esterno, si offre al macaone – uno spettacolo della natura che lascia senza fiato, per la sua perfezione - un fiore su cui posarsi e si attende.

 

E quando la farfalla che avete aiutato a crescere spicca il volo, prima incerta e poi sempre più decisa nel suo librarsi nel cielo estivo, ecco che comprendi che l’amore – dopo la protezione e le cure quotidiane – trova la sua più bella manifestazione nella libertà. Allevare bruchi e liberare farfalle è qualcosa che arricchisce la natura e il nostro ambiente, ma una cosa posso dirvela, dopo aver vissuto quest'esperienza: l'animo umano ne viene arricchito anche di più.

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