Scritto dalla penna di William Burroughs, scrittore statunitense passato alla storia per le sue saghe visionarie e la sua vicinanza alla beat generation, Il gatto in noiè un piccolo librino che colpisce da tanti punti di vista: sono pagine autobiografiche alternate a immagini oniriche, aneddoti realmente accaduti che si intrecciano a incubi, sogni e allucinazioni, episodi crudi e amore profondo per i propri gatti. Questo libro è come una corsa sulle montagne russe, ripercorrendo ricordi dell'autore, emozioni, visioni, paure, rimpianti, sensi di colpa e affetto per Ruski, Fletch, il "Gatto Bianco" e gatti di ogni colore, tipo, temperamento. Per inquadrare meglio l'autore e il suo sfaccettato amore per i gatti, vi invito anche a leggere questo interessante articolo "Il gatto del miracolo" di Yoni Leyser.

Devo essere onesta: non credo che questo sia un libro "per tutti", perchè non sarà necessariamente apprezzato da tutti, anzi in taluni creerà sicuramente un pò di fastidio. Burroughs scrive infatti frasi sferzanti a proposito dei cani (che io stessa non condivido), oppure narra di episodi cruenti dovuti alla cattiveria umana a discapito di animali selvatici (tassi, volpi)... tuttavia, dopo averlo finito, non ho potuto non riconoscere a queste pagine un'intrinseca e indubitabile bellezza. Perchè trasudano di un sentimento per me evidentissimo: l'amore profondo, la complicità, il legame solido e ricambiato tra uomo e gatto. In molti punti si legge della paura angosciata - che tormenta anche il sonno dell'autore - di perdere il proprio amico a quattro zampe, per una generica disgrazia o a causa della propria negligenza. Burroughs narra ad esempio di quando andò a recuperare l'amato Ruski in un ricovero per animali, dopo che era stato catturato erroneamente: toccante è la sua disperazione umana prima di ritrovare il proprio gatto, spaventatissimo; pienamente condivisibili sono le riflessioni che Burroughs fa in seguito, sui tanti gatti nei rifugi, condannati a non trovare più la loro famiglia.
Inoltre Il gatto in noi mette in luce qualcosa che nel "senso comune" si tende a negare: la forte dipendenza affettiva del micio verso il suo compagno umano. Legarsi a un gatto significa essere responsabili del suo benessere e della sua felicità: lui ripone in noi non solo il suo affetto, ma tutta la sua fiducia. Scrive infatti l'autore parole intense, che credo possano colpire al cuore tutti noi: "Voi che amate i gatti, rammentate che i milioni di gatti che miagolano nelle stanze di questo mondo ripongono ogni loro speranza e fiducia in voi, così come mamma gattina alla Casa di Pietra appoggiò la testa sulla mia mano, e Calico Jane mise i gattini nella mia valigia, e Fletch saltò in braccio a James, e Ruski corse verso di me gorgogliando gridolini di gioia" (W.S. Burroughs, Il gatto in noi, Adelphi, p. 105).