Ogni
giardino brulica di vita ed è il luogo giusto per fare incontri straordinari, che potremmo quasi definire "
incontri ravvicinati del terzo tipo"... il giardino è il primo posto, accanto a noi, dove possiamo scoprirci molto, molto vicini alle altre forme di vita, più di quanto pensiamo. Ed ecco che, lo scorso sabato, mentre stavo sistemando alcune piante di lavanda, sul marciapiede ho avvistato un bruco enorme, lungo più di 10 cm e grosso quanto il mio dito medio, che passeggiava tranquillo. Prontamente fotografato per poterlo poi identificare, sono rimasta affascinata dalle sue dimensioni ma anche dai suoi particolari quasi alieni: una specie di "codina" ricurva nella parte posteriore. Il bruco si è infilato con calma nell'aiuola delle erbe aromatiche, restandovi per tutto il pomeriggio... e io ho scoperto che si tratta di un bruco all'ultimo stadio, pronto per diventare pupa e poi "sfarfallare", di una delle più grandi e suggestive falene: la celebre "sfinge testa di morto" (
Acherontia atropos).
![]() |
Ed ecco il "mio" bruco che passeggia sul marciapiedi! |
![]() |
Ecco il particolare della sua "codina" ricurva |
L'incontro ravvicinato con questo gigantesco e pacifico bruco è stato per me un'occasione imperdibile per documentarmi su questa falena e sui vari stadi che passa il suo bruco prima di sfarfallare. Dopo essere cresciuto su uno dei miei cespugli di ligustro, (dato che si nutre di questa pianta, come di stramonio o di pianta di patata) il mio "brucone" probabilmente si è infilato nella terra dell'aiuola, ad una profondità considerevole, per diventare crisalide. Ricordate il
processo di metamorfosi del macaone? Ecco, non tutte le farfalle nascono "all'aperto": alcune devono interrarsi per diventare crisalide e poi "rinascere" come insetti adulti. E' proprio il caso della "sfinge testa di morto", il cui bruco si interra per diventare crisalide e dopo un tempo variabile (da 20 a 60 giorni), riemerge dal terreno come falena adulta, una farfalla notturna che durante il giorno riposa tra le piante e di notte si nutre di miele, saccheggiando gli alveari delle api.
![]() |
Un'altra foto del "mio" bruco, prima che si infilasse nell'aiuola |
Ho avuto qualche difficoltà ad identificare la specie, perchè in internet si trovano tante foto spettacolari di questo incredibile animaletto, ma con la sua livrea più bella: quella coloratissima, nelle tonalità del giallo, del verde e dell'azzurrino. Il bruco di sfinge, prima di impuparsi, passa tramite diverse mute, ma l'ultima può essere o coloratissima, oppure nei toni del marroncino e bianco come quello da me incontrato. Non è una meraviglia la versione colorata?
Vi invito inoltre, se siete interessati, a sfogliare le
pagine di questa discussione in un forum di appassionati, dove hanno pubblicato delle incredibili macro riferite a tutti gli stadi di questo bruco dotato di "codina", dall'uovo alla falena. Inoltre vi propongo un video dove potete ammirare in tutta la sua straordinaria "cicciosità" (perdonatemi, lo so che a molti i bruchi incutono un pò di disagio, ma per me sono bellissimi) questo brucone colorato:
La "sfinge testa di morto"è una delle falene più grandi e più famose, che deve il suo macabro nome al disegno a forma di teschio presente sulla sua schiena. Proprio per questo, nella cultura popolare la sfinge è associata a superstizioni, detti e pregiudizi simili a quelli che circolano sui gatti neri: sventura, morte e presenze demonianche sono associate a entrambi questi animali. Se poi pensiamo al cinema e alla letteratura, che hanno sfruttato più e più volte la sfinge testa di morto come simbolo per incutere paura, terrore o mistero, il gioco è fatto: oggi questa falena ha una "carriera folkloristica" al pari dei
pipistrelli.
In realtà la sfinge testa di morto è un insetto straordinario, l'unico al mondo in grado di emettere un verso con la faringe: il comportamento si osserva quando la falena è in pericolo e vuole scoraggiare i predatori. Inoltre, manco a dirlo, anche la sfinge in Europa è diventata un insetto molto raro, minacciato dai pesticidi e dall'inquinamento luminoso: un altro esempio di come l'impatto dell'uomo stia rendendo l'ambiente sempre meno ospitale per le altre creature viventi, la cui sopravvivenza è continuamente più a rischio. Anche per questo mi sento più che fortunata ad aver incontrato uno di questi bruchi, nato e cresciuto nel mio giardino, dove spero che potrà avere anche una bella vita notturna da falena. Ed è l'ennesima conferma di come passare del tempo nel nostro giardino diventi l'occasione per lanciare uno sguardo approfondito sul mondo che ci circonda, addentrandoci in percorsi inaspettati e incontrando creature straordinarie.