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Channel: Rumore di fusa
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Una nuova "amica"

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Le ho incontrate per la prima volta a casa della mia amica Giada, ammirandone i colori e le forme, ascoltandone le (non sempre facili) cure che richiedevano: mi hanno incuriosita e affascinata. Poi ho conosciuto Serena e ho seguito le sue peripezie con loro: mi hanno conquistata, definitivamente. Era già qualche mese che meditavo quindi di allargare la mia "famiglia" vegetale, già ricca di tante cactacee, ciclamini e qualche croton... ma solo ieri l'ho trovata: ci siamo riconosciute subito, era lei che volevo per iniziare. La mia prima orchidea.



Quest'orchidea è una Phalaenopsis, nome che significa "simile a una farfalla" o "simile a una falena"... e in effetti, i suoi meravigliosi fiori ricordano le ali di un insetto colorato. Alle orchidee sono legate moltissime leggende, tradizioni e significati tratti dalla cultura popolare. Certamente oggi l'orchidea resta una delle piante "simbolo" dell'amore, un pò come le rose rosse: per San Valentino potrebbe essere un'ottima alternativa a regali più costosi o futili. Sono spesso regalate per anniversari, compleanni, ricorrenze o eventi significativi in un rapporto amoroso importante... e come negare che questa pianta dai fiori così incantevoli e raffinati sia il regalo adatto? Mi accingo subito a dirvi anche questo: dai fioristi e nei negozi si trovano spesso i fiori recisi dell'orchidea, da regalare "in scatola": che assassinio! Regalate una pianta intera, please: se ne trovano di bellissime a prezzi assolutamente abbordabili (la mia è costata 10 euro). E sarà una nuova "amica" di cui prendersi cura, giorno dopo giorno... come si coltiva una storia d'amore!

 

Essendo assolutamente alle prime armi nella cura di questo tipo di pianta, mi sono documentata e sono giunta a conoscere le cure minime che si devono ad un'orchidea di questo tipo:
- Collocazione luminosa ma schermata dai raggi del sole, soprattutto durante la primavera e l'estate;
- Annaffiature modeste, una ogni settimana, basandosi anche sul colore delle radici: quando non sono più verdi, è il caso di annaffiare (ponendo magari a bagno il vaso per 20 minuti), evitando poi il ristagno d'acqua nel sottovaso;
- L'acqua non dovrebbe contenere cloro, quindi si dovrebbe annaffiare l'orchidea con acqua piovana o acqua che è stata lasciata "a riposo" per il tempo necessario a far "evaporare" il cloro.


In realtà i dubbi sono tanti, ma cercherò di approfondire questi argomenti prossimamente. Dato che tra i miei lettori ci sono alcune appassionate di piante e orchidee, chiedo delucidazioni su:
- Cosa fare di questa orchidea in primavera/estate? La metto fuori? Collocata dove?
- Cosa fare quando sfiorisce? Devo recidere lo stelo del fiore secco? (Serena, ho letto che tu dici di no!)
- Quando non ha più il fiore, devo continuare a irrigarla come prima?
Per il momento è tutto... spero di avere fortuna con questa mia prima "amica"!

Igor e Alessandra: la storia vera di un vero "gatazz"

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Come ormai saprete, mi piace molto ospitare su "Rumore di fusa" le vostre storie: è sempre l'occasione per conoscere meglio altri gattofili e soprattutto i loro mici, le loro avventure, i ricordi condivisi, talvolta una vita felice trascorsa insieme e ora conclusa. Oggi allora è con piacere che vi faccio conoscere Alessandra, attualmente "mamma" dei mici Mina e Teodoro, che ci racconta la storia di Igor, salvato da un pozzo quando era ancora lattante e con il quale ha vissuto per 9 anni. Alessandra descrive Igor come il tipico "gatazz", espressione ferrarese (in questo caso usata affettuosamente!) per definire un micione dal temperamento deciso, talvolta un pò brusco ma anche affettuoso. Per Alessandra è stato un micio speciale e da oggi potrete conoscerlo anche voi. Buonissima lettura e grazie ancora ad Ale per avermi scritto la vostra bella storia! 

Ecco Igor in una posa tipicamente da "gatazz"
Parecchi anni fa lavoravo in un vecchio edificio, un ex-convento, al cui interno c’era un giardino, di quelli un po’ trasandati, al limite dell’incolto, ma con un certo fascino, almeno per me. Le finestre della stanza che allora era il nostro laboratorio (sono biologa) si affacciavano su questo giardino. Una mattina, era il 20 settembre 1998, io e le mie colleghe sentiamo un continuo pigolare, non smetteva. Abbiamo pensato ai colombi visto che lì ce n’erano tanti, così, prese dal lavoro non ci abbiamo fatto molto caso. A fine mattinata, però, un po’ per curiosità, un po’ per l’insistenza del lamento, siamo andate a dare un’occhiata. All’interno di un vecchio pozzo in disuso, fortunatamente coperto da una grata, c’erano tre affarini così minuscoli che stavano ciascuno in una mano. Miagolavano con tutta l’energia a loro possibile, e appena li abbiamo presi in mano si sono aggrappati al nostro camice con le unghiette e non ci mollavano più. Che fare? 
Naturalmente laboratorio in subbuglio; noi fanciulle ci siamo attivate subito: scatolone bello alto, di corsa a comperare cibo (al momento ci sono venuti in mente solo degli omogeneizzati) e una specie di ciotola per l’acqua ricavata da un bicchiere di plastica. I colleghi maschi ci prendevano un po’ in giro, ovvio. Si avvicinava l’ora di andare a casa. Ancora una volta: che fare? Non potevamo mica lasciarli lì! Io e due colleghe abbiamo iniziato un giro di telefonate ai rispettivi mariti.



Nel mio caso la serie di telefonate è andata così:
  1. Non se parla neanche!!!
  2. Ho detto di no!!
  3. Non insistere!
  4. Sei proprio sicura?
  5. Non possiamo pensarci domani?
  6. Se proprio vuoi, portalo a casa, ma sappi che io sono fermamente contrario. Sbam!
La telefonata numero 6 aveva i miagolii in sottofondo, per aumentarne l’effetto drammatico e ammorbidire l’uomo.
Anche le altre due colleghe hanno avuto successo: fantastico!
Erano tre tigrotti praticamente identici, non eravamo neanche in grado di determinarne il sesso, così abbiamo pescato nella scatola e ognuna si è portata a casa il piccoletto. Io parto con la mia scatola miagolante posizionata sul sedile posteriore e ben chiusa, stando molto attenta a non farla cadere. Sulla strada di casa mi fermo ad acquistare l’occorrente per il gatto neonato, il quale non aveva smesso un attimo di piangere disperatamente. La scelta del nome è stata automatica, forse anche banale e scontata: il mio film favorito, come tutti quelli che mi conoscono sanno fin troppo bene, è Frankenstein Junior, il mio personaggio preferito è Igor, detto Aigor (quale gobba?), e voilà, è iniziata così la storia del mio Igor.

 


La prima fase è stata la visita “pediatrica”, il cui risultato è stato confortante: sanissimo, però aveva si o no 20 giorni, quindi era comunque a rischio. Ok, vediamo come va. Svezzamento: sembra facile, ma come ben sapete non lo è affatto. Quando ero al lavoro spedivo mia mamma a casa mia per la poppata e il massaggio al pancino, di notte sempre vicino al letto, e così via. Alla fine ce l’abbiamo fatta e il risultato è stato un gattone bellissimo, ma proprio bello bello: pelo lucido e folto, morbidissimo, occhioni espressivi, baffoni belli lunghi, coda alta, un tigratone perfetto. Sì, forse era un po’ tozzo, con le zampone corte e grosse, però aveva un portamento così altero che sembrava alto e snello! E’ sempre stato terribile, il classico “gatazz”, si nascondeva dietro le porte e ci faceva gli agguati col coltello tra i denti. Tutti noi avevamo i polpacci pieni graffi, per non parlare della mie povere mani: infatti ho alcuni suoi ricordi perenni sui miei arti anteriori. Alcuni frequentatori di casa nostra, pur non temendo i gatti in generale, avevano paura di lui, per cui a volte dovevamo chiuderlo in un’altra stanza. Un vero peperino. 

Igor addormentato è così pacifico e dolce!
Con noi però era estremamente affettuoso, veniva in braccio, quando arrivavo a casa mi veniva incontro e si metteva a pancia in su, dava i bacini, soprattutto a mio marito sulla barba, faceva le fusa più rumorose che io abbia mai sentito. Grande impastatore, poteva andare avanti un sacco di tempo a massacrare le nostre povere gambe. Molto socievole: ci teneva ad essere al centro dell’attenzione. Il suo gioco preferito era rincorrere le palline di stagnola (devo averne appallottolate a centinaia), oppure si metteva “in porta”, io lanciavo la pallina e lui, con perfetto gesto atletico, la “parava”. Era un buon “portiere”, ne prendeva parecchie. Insomma, ci siamo divertiti. E’ andata avanti così per 9 anni (nel frattempo era arrivata anche Frau Blucher, ma questa è un’altra storia). Purtroppo però nel giro di 15-20 giorni, nell’agosto 2007, un gattone apparentemente sanissimo, se n’è andato a causa di un osteosarcoma alla mandibola, ad evoluzione rapidissima, che non ci ha lasciata altra scelta che accompagnarlo dignitosamente sul ponte dell’arcobaleno. Ovunque sia, comunque, sono sicura che stia facendo del suo meglio per terrorizzare i suoi compagni di avventura.

P.S. Igor aveva due sorelle, insieme a lui nel pozzo. Una, Giulietta, è finita sotto una macchina quando aveva 9 mesi, l’altra, Mea, è ancora vispa e arzilla, nonostante abbia quasi 15 anni, e ha praticamente lo stesso carattere che aveva Igor: terribile e peperina!

"I 100 gatti che hanno cambiato la storia" di Sam Stall

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Ecco un libro che mi ha dato un sacco di spunti che vi proporrò prossimamente qui sul blog! Già il titolo curioso fa sorgere la domanda: può un gatto cambiare addittura la Storia? Certamente sì, dato che il micio ha vissuto e ancora vive a stretto contatto con noi, condividendo attività, idee, eventi, fatti fortuiti capitati a uomini e donne che hanno fatto la storia nel loro campo, fosse politica, scienza, letteratura, musica. Questo originale libro si occupa proprio di questo: indaga, tra realtà e un pizzico di leggenda, su quei gatti che hanno ispirato o comunque segnato (forse dovrei dire "graffiato") la storia dell'umanità.


Leggendolo ho sorriso molto spesso, oppure i miei occhi si sono spalancati per lo stupore e, in alcuni casi, per indignazione... ad esempio: avete mai saputo di un progetto della CIA (fortunatamente fallito!) di trasformare i gatti in "spie" viventi, all'epoca della guerra fredda, impiantando loro sottopelle un sistema di microfoni? Roba da non credere! Altra vicenda "bellica" è quella del gatto "di mare" Oscar che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, sopravvisse a ben tre affondamenti (rispettivamente di una nave da guerra, un cacciatorpediniere e una portaerei)... certo questo non gli valse una gran fama di porta fortuna, anzi. Un'impresa memorabile la compì Felix nel 1963, primo gatto "spaziale" che entrò in orbita su un missile francese, tornando sulla Terra sano e salvo: è il caso di dire "una piccola zampata per un gatto, un grande balzo per tutti i felini". Ma a proposito di imprese, che dire del micino di quattro mesi che seguì una spedizione di scalatori sul Cervino, conquistandone la vetta? I gatti sono stati importanti anche per scrittori, artisti, musicisti e scienziati. Il famoso ed enigmatico scienziato Nikola Tesla, solo per citarne uno, ebbe una vera e propria "illuminazione" vedendo il suo micio Macek "accendersi" al buio, dopo essersi caricato di elettricità statica.
Intendo approfondire alcuni episodi raccontati in questo libro, per parlarvene meglio nei prossimi mesi qui su "Rumore di fusa". In ogni caso, se ben ci pensiamo, non è così straordinario pensare che i gatti lascino un segno nella storia del mondo. Tutti noi possiamo testimoniare che il nostro stesso gatto ha cambiato (e continua a cambiare, in piccolo e in grande) certamente almeno una storia... la nostra.  Che mondo sarebbe senza gatti?

"Scatti con i baffi" terza edizione!

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Buona "festa del gatto": oggi è la giornata dedicata a tutti i mici! Noi di "A Coda Alta" vi aspettiamo oggi pomeriggio alla libreria La Feltrinelli di Ferrara, per leggere insieme le storie di "Gatto Nero" 2011 e 2012... ma non ci sfugge il fatto che è il momento di aprire le iscrizioni alla terza edizione del nostro concorso fotografico "Scatti con i baffi"!!! Siamo giunti alla terza attesissima edizione e vogliamo fare le cose in grande: abbiamo introdotto nuove categorie ed inoltre, da quest'anno, le foto partecipanti concorreranno per la realizzazione del calendario "A Coda Alta" 2014! Così saranno i vostri mici i protagonisti del calendario che entrerà nelle vostre case! Ma bando alle ciance... ecco il regolamento completo:

TUTTO IL RICAVATO SARA’ DEVOLUTO IN BENEFICENZA A SOSTEGNO DELLE NUMEROSE ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE A FAVORE DEI GATTI ABBANDONATI

Contributo di iscrizione:   
5 euro per una foto, 8 euro per due foto, 10 euro per tre foto.

Verranno premiate le seguenti categorie: 
 “Artistica”:  uno scatto di particolare bellezza, eleganza, originalità.
“Di gruppo”: due mici insieme, oppure mici e cani, mici e tartarughe… 
più animali in genere!
“Primo piano”: il musetto del micio direttamente incollato all’obiettivo!

Premi:
Primo premio per ogni categoria: buono spesa spendibile presso il negozio di articoli per animali “Animal House” in via Majocchi de Plattis 2/5 (Fe) e una targhetta di primo classificato.
Secondo premio per ogni categoria: Un omaggio gattoso e targhetta di secondo classificato.
Terzo premio per ogni categoria: Un omaggio gattoso e targhetta di terzo classificato.

Scadenze di consegna:
Inizio consegna delle foto: 17 Febbraio 2013
 Le foto e la scheda di adesione dovranno pervenire  
entro e non oltre il 21 aprile 2013
Ulteriori informazioni:
  • Sono ammesse foto a colori e in bianco e nero
  • La grandezza MASSIMA delle foto consegnate ai nostri banchetti deve essere di 13x18 cm.
  • Non sono ammessi ritocchi di alcun tipo, le immagini devono essere inedite e non devono essere state ammesse o premiate in altri concorsi fotografici.
  • Ogni proprietario ha diritto di inserire in concorso un massimo di 3 foto.
  • Per gli autori minorenni è necessaria l’autorizzazione di un genitore o di chi ne fa le veci.
  • Le foto non verranno restituite e i partecipanti al concorso cedono il diritto di utilizzo delle immagini per la loro pubblicazione all’interno del sito internet.
  • Le foto vanno consegnate assieme alla scheda di adesione reperibile sul sito o presso i nostri banchetti.

IMPORTANTE: SELEZIONE FOTO PER 
CALENDARIO “A CODA ALTA” 2014
Da quest’anno, le foto iscritte al concorso verranno selezionate per la realizzazione dei calendari 2014! Perché la foto possa essere selezionata per il calendario (i risultati di tale selezione saranno resi pubblici al momento della vendita del calendario stesso), sono richieste le seguenti caratteristiche:
-          La foto deve essere in formato digitale, 
possibilmente scattata con camera (no cellulare);
-          La foto deve essere ad alta risoluzione;
-          La foto deve avere orientamento orizzontale, che 
meglio si adatta al formato dei calendari.


Come partecipare:
Puoi portare la tua foto, unitamente a modulo di iscrizione compilato e al contributo di iscrizione, agli eventi organizzati da “A Coda Alta”. Scopri sul sito www.associazioneacodaalta.ittutti gli eventi in programma!

Puoi spedire la foto via e-mail, con allegati la fotocopia della ricevuta di versamento e il modulo di adesione al concorso compilato, all’indirizzoscatticonibaffi@gmail.com,specificando nell’oggetto dell’ e-mail “Scatti con i baffi 2013”. 

Puoi spedirla anche per posta all’ indirizzo: "Associazione A coda alta" Piazzetta E. Fioravanti n° 7 Malborghetto di Boara 44123 (Ferrara) con allegati la fotocopia di ricevuta di versamento e il modulo di adesione al concorso compilato.

Estremi per il versamento:
(Specificare la causale nel versamento "partecipazione concorso fotografico 2013")
Conto corrente postale
NUMERO: 5619271
intestato a A.A.A. A CODA ALTA ONLUS
IBAN: IT60T0760113000000005619271    
OPPURE:
Carife filiale di Migliarino
IBAN: IT 63 K 06155 67280 000000005964
INTESTATO A: A.A.A. A CODA ALTA

La premiazioneavverrà domenica 19 maggio 2013.

La giuria sarà composta da un team di esperti in fotografia e di tematiche animaliste.

Tutte le foto dei partecipanti saranno esposte, al termine del concorso, sul sito di “A Coda Alta” per un risorteggio da parte dei visitatori del sito!  La foto più votata verrà premiata con un premio apposito.

Per informazioni e delucidazioni sul concorso contattare via e-mail info@associazioneacodaalta.it oppure chiamare il numero 331/1326850 (dopo le 17).

Tiziana e Princy, la gatta "ipoallergenica"!

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Tiziana di "Nel bosco di Lily Bets" mi ha contattata dopo aver letto il mio post sull'allergia al gatto e sul micio siberiano, raccontandomi di aver adottato una micia abbandonata in un villaggio turistico... una micia bellissima e molto somigliante a un siberiano, chiamata Princy, o Princess, per via del suo portamento regale. Inizia quindi la convivenza e la gatta in breve tempo diventa la vera principessa di casa: si appropria di ogni cantuccio comodo, dorme con la sua nuova famiglia umana, si gode ogni coccola e carezza. Una storia al lietissimo fine, dunque. Ebbene sì, ma questa volta la conclusione è doppiamente felice, perchè c'è una cosa che non vi ho detto: Tiziana è allergica ai gatti!

Ecco la splendida Princy

Ecco allora che le ho chiesto di concedermi una piccola intervista per riportare qui sul mio blog la loro testimonianza, augurandomi che possa essere d'aiuto per tutti gli allergici ai mici. Tiziana ha gentilmente accettato di rispondere alle mie domande e raccontarmi di Princy, probabilmente una micia siberiana (o per lo meno incrociata con un siberiano) dalla comprovata qualità "ipoallergenica". E' infatti dimostrato che i gatti siberiani producono piccolissime quantità di FEL D1, la proteina che provoca l'allergia, diventando così "compatibili" con i soggetti che soffrono di questo problema.

Ciao Tiziana! Ci tengo molto a fare questa "intervista virtuale", perchè riguarda non solo un gatto, ma anche un'allergia al gatto risolta! Tu sei allergica ai gatti, vero? Come ti sei accorta di questa tua allergia? Ne soffrivi?
Sono asmatica fin da bambina, per 6 anni ho fatto il vaccino perche' ero soggetta a crisi respiratorie, dalle ultime analisi mi vennero indicati le seguenti allergie: pelo gatto, acari della polvere e fiore dell'ulivo. Quando tenevo la gatta, prima, una micia a pelo raso avevo spesso orticaria, occhi irritati, prurito al naso. 


E invece poi hai incontrato la tua Princy e sei riuscita a risolvere la tua allergia. Vuoi raccontarci com'è andato il vostro incontro e l'adozione?
L'ho vista la prima volta davanti ad un supermercato, la furba sedeva su una panchina e corrompeva i turisti, e' stato amore a prima vista. Ho preso ad accarezzarla come fosse la mia micina da sempre. Uscita dal supermercato, era scomparsa. Andai per giorni a cercarla, ma sembrava sparita. Finche', andata con il mio ragazzo nella gabbia/casetta che al Villaggio usano per trattenere i micini operati, vi trovai la mia micia. Pensai fosse stata operata ed invece era trattenuta li' perche' troppo socievole, andava a pranzo nel ristorante del Villaggio Turistico e non potevo rischiare che venisse sorpresa da un controllo Sanitario. Ne parlammo a casa con il mio ragazzo e decidemmo di adottarla, ma quando andammo a prenderla qualcuno aveva tagliato la rete della casetta e preso i mici. Pensai che le fosse capitato qualcosa di brutto....invece, era riuscita a scappare e la rividi sempre vicino ad una casetta per Turisti; dopo poche settimane mi feci prestare una gabbietta e la portai a casa. 

Tutte le foto di Princy sono di Tiziana
Adesso che vivete insieme: hai qualche problema di allergia? Raccontaci qualcosa della vostra quotidianità!
Nessun problema di allergia, dorme insieme a me ed al mio compagno fin dal primo giorno che e' arrivata a casa. Molto pulita e metodica, mangia agli stessi orari, bisognini nella cassetta, dorme fino alle 10....poi comincia a correre per casa giocando con tutto quello che le capita, poi si rilassa dietro il vetro della finestra della camera da letto e la sera rimane insieme a me ed al mio ragazzo facendosi fare le coccole da entrambi.
Gatto indipendente e sensibile, ogni tanto mette il musetto quando si sente impaurito, ma poi torna docile e molto affettuoso. Una micia vanitosa che si lava in continuazione, due zampone grandi e forti e due occhioni dolcissimi. Intelligente e molto gelosa... ha molta paura dei cani e non apprezza gli altri gatti. Anche nel Villaggio Turistico da cui proviene era sola e bastava accarezzare un altro gatto per essere rifiutata, con tanto di soffio!!! Insomma una Principessina dolce, vanitosa ed un po' altezzosa!!!

Ringrazio ancora molto Tiziana per avermi dato l'opportunità di raccontare la loro straordinaria storia: questo è un caso unico di come non solo un gatto abbandonato viene adottato, ma anche di un'allergia brillantemente risolta grazie a un incontro fortunato... Quando si dice il destino!

Una stagione: l'inverno (2013 - 2)

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Alcuni scatti della neve di questo febbraio 2013... penso sia il "colpo di coda" di questo inverno, che è stato insolitamente umido e grigio qui a Ferrara, non eccessivamente freddo se si esclude questi giorni di neve. Certo, l'inverno non è ancora finito, ma ormai le giornate si allungano, il sole ha ripreso a scaldare i campi, le strade, i tetti e anche la nostra pelle. Qui in pianura, probabilmente, altra neve arriverà soltanto a partire dal prossimo autunno... abbiamo quasi un anno davanti, prima di ritrovare queste atmosfere gelide!





Buona parte d'Italia è sotto la neve e magari non vede l'ora che arrivi il sole... ebbene, siate fiduciosi: anche il mio prossimo post sull'inverno sarà molto più solare e luminoso, tutta un'altra atmosfera. Quindi, per questo weekend, godiamoci gli ultimi giorni innevati!

P.s. Ricordiamoci di aiutare gli uccellini! Con la neve è ancora più difficile trovare cibo... ecco cosa potete fare: qui e qui.

100.000 GRAZIE e... ruggite con me!

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Qualche giorno fa Rumore di fusa ha superato le 100.000 visualizzazioni! Per me si tratta di un traguardo fantastico, una meta che voglio festeggiare insieme a voi che mi leggete e mi seguite con affetto ed entusiasmo, ma anche insieme a chi passa di qui cercando informazioni sul proprio gatto, o su altri animali, o su un libro che parla di essi... vorrei che queste 100.000 visite fossero solo l'inizio, un bel trampolino di lancio per il futuro: spero che Rumore di fusa potrà continuare a darvi sempre spunti di riflessione sul mondo felino e non, informazioni interessanti sulla natura, strapparvi qualche sorriso grazie alle mirabolanti avventure dei mici.

Ettore, un micio adottato grazie a "A Coda Alta"

A proposito di darvi notizie utili non solo sui gatti ma sul mondo naturale in genere, faccio mio l'appello visto da Ilaria, relativo alla salvaguardia dei grandi felini, molti dei quali sono a rischio di estinzione. Il National Geographic ha avviato per tutta la settimana ("Big cats week", dedicata appunto ai grandi felini) una raccolta di "mi piace" sulla pagina Facebook di Nat Geo Wild Italia: ad ogni pollice alzato, donerà 1 euro per salvare tigri, leoni, leopardi, linci, ghepardi e tutti i "grandi gatti" che putroppo sono sempre più minacciati dal bracconaggio. Coraggio, ruggiamo tutti insieme: chi ha facebook corra a cliccare "mi piace", è un gesto veloce, facile e doveroso!


Approfitto di questo post anche per ringraziare di cuore Viviana e Marghe che hanno pensato a me per questi due premi: anzi scusate il mio ritardo nel menzionarvi!

Il premio di Viviana
Il premio di Marghe

Non ho il tempo materiale per scrivere qualcosa di me come vorrebbero le regole di questi premi, ma se siete curiosi potete leggere qualcosa che mi riguarda qui, oppure sul mio blog di pasticceria. Sempre per motivi di tempo, ma anche perchè non voglio scegliere alcuni blog rispetto ad altri, non nomino nessun blog in particolare per questi premi che posso ri-assegnare a mia volta... anzi, li dedico a tutti voi! Grazie ancora a tutti voi per il vostro sostegno!

Il flehmen dei gatti (e di altri animali)

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Alcuni mesi fa, mentre il mio fidanzato Marco stava osservando Paciocca che annusava con interesse le sue scarpe, è successo il fenomeno seguente: la mia gatta si è bloccata, ha socchiuso le fauci, arricciato il naso, increspato le labbra mostrando i canini e, con gli occhi sbarrati, è rimasta immobile così per un paio di secondi. Marco, non avendo osservato prima di allora tale fenomeno, mi ha chiesto con inquietudine cosa stesse succedendo alla nostra amata Paciocca e io - Miss."SuiGattiSoTuttoIo" - sono stata ben felice di rispondere: "E' il flehmen! Sta usando l'organo di Jacobson!", come fosse la cosa più naturale del mondo.

Paciocca nella "smorfia" tipica del flehmen
Anzitutto devo ringraziare mia mamma che, in quanto prof. di scienze, fin da quando ero piccola piccola mi ha "iniziata" ai mille affascinanti misteri della natura. Ricordo ancora il pomeriggio in cui mi spiegò che i serpenti avevano nel palato una piccola fossetta - l'organo di Jacobson, appunto - nella quale inserivano la lingua dopo che questa aveva "catturato" un odore particolare (ecco perchè i serpenti mettono sempre fuori la lingua): qui l'odore veniva analizzato in modo molto più approfondito rispetto alla normale "annusata" con le narici. Ebbene: i gatti hanno proprio lo stesso organo e se ne servono appunto per "analizzare" meglio gli odori sconosciuti o sgradevoli, oppure per cogliere alcuni segnali odorosi specifici (i feromoni), ad esempio per capire se una femmina è in calore o meno. I gatti spesso fanno la smorfia del flehmen quando colgono sul proprio territorio un odore felino altrui: inserendo le molecole odorose nell'organo di Jacobson, riescono a raccogliere quante più informazioni possibili sull' "invasore".

Tratto da "I Gatti", Edizioni Atlas - Parig, Istituto Geografico De Agostini
L'organo di Jacobson in realtà è presente in molti animali, compresi leoni e tigri, nei quali anzi è molto sviluppato: per questo questi due grandi felini sono spessissimo colti nella smorfia del "flehmen". I grandi felini non sono però gli unici: a usare quest'organo di "analisi olfattiva" troviamo anche ad esempio il cavallo, il coniglio, il tapiro, il rinoceronte e molti altri. Ecco due video che vi mostrano una magnifica tigre e un simpaticissimo pony nella tipica smorfia del "flehmen":



Pare che l'organo di Jacobson sia presente in forma primitiva anche nell'uomo, ma come ben sappiamo l'olfatto non è uno dei sensi più sviluppati nella specie umana. E voi avete mai osservato il vostro micio usare l'organo di Jacobson? Sapevate già di questa particolarità del nostro piccolo felino domestico?

I gatti negli spot televisivi

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I gatti, si sa, sono fotogenici per natura. E sono attori nati. E bucano lo schermo. 
Quindi, nulla di strano nel pensare che il micio viene usato anche come comparsa o addirittura protagonista di alcuni spot televisivi. Non mi riferisco a quelli specificatamente relativi a prodotti per gatti (alimenti o antiparassitari), ma a spot di prodotti differenti che però beneficiano della figura del gatto.  Ecco che ve ne propongo quattro.

1. Uno spot del 2011, che sfrutta il temperamento notoriamente forte, simpatico e vivace del gatto, in abbinamento all'automobile pubblicizzata:



2. Uno spot dove il gattino diventa una bella tigre. Trovo lo spot molto carino, anche per l'espressività della giovane attrice umana, ma mi raccomando: non date davvero cacao al gatto, non gli fa bene!!!!


3. Questo spot è uno dei miei preferiti, dove si esalta la pulizia, eleganza e silenziosità del gatto, qui superati dalle caratteristiche di questo aspirapolvere. Trovo l'idea geniale!


4. Infine, un meraviglioso spot di ormai diversi anni fa, che ci proietta direttamente in un'atmosfera da "casa dolce casa" e calore familiare, alla quale non può mancare un micino soccorso sotto la pioggia. Che dire? Ve lo lascio da guardare senza commentarlo, io che ho il cuore tenero mi ritrovo sempre con gli occhi lucidi...


Su suggerimento di Ilaria  (grazie!), vi propongo anche questo bellissimo spot (inglese) che non conoscevo!


E voi vi ricordate altri spot con il micio come protagonista, senza che si pubblicizzi un prodotto apposito per gatti?

Stop ai test cosmetici su animali in tutta Europa

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Buongiorno a tutti! Oggi possiamo cominciare bene la settimana, perchè proprio stamani si taglia un traguardo storico di civiltà: lo stop definitivo in tutta Europa ai test sugli animali per prodotti cosmetici. Da oggi in poi, tutti i cosmetici che acquisteremo saranno obbligatoriamente "cruelty free", almeno per quanto riguarda i paesi dell'Unione Europea. Il merito di questa enorme vittoria va alle tante associazioni, LAV in primis, che per anni si sono battute per questo risultato, insieme alle centinaia di cittadini che hanno contribuito con le loro firme, petizioni e manifestazioni.

Immagine tratta dal sito LAV
 
Sul sito della LAV si legge: "Dopo 23 anni di battaglie, manifestazioni, pressioni istituzionali, con l'appoggio di milioni di cittadini l'11 marzo l'Europa sarà finalmente libera dai cosmetici testati su animali. Nessun prodotto o ingrediente in Europa sarà più sperimentato su animali. Una vittoria storica ottenuta anche grazie a te, al tuo sostegno, alla tua firma. Ti aspettiamo a Roma, in piazza del Pantheon, lunedì 11 marzo, alle 12,00 oppure alle 18,00".
Oggi c'è certamente da brindare, ma soprattutto ora vi è la concreta possibilità che l'esempio europeo sia da stimolo per tutto il resto del mondo, dove ancora gli animali vengono usati come cavie per testare ingredienti e prodotti cosmetici. Fondamentale è anche la dichiarazione di Legambiente: "Sono ancora troppi in tutto il mondo gli animali inutilmente usati come cavie da laboratorio, senza con ciò garantire maggiore sicurezza per salute, animali e ambiente. Ci auguriamo pertanto che il divieto imposto dall’Ue alle imprese cosmetiche, settore all'avanguardia nella ricerca senza utilizzo di animali, apra una profonda riflessione anche negli altri Paesi, negli altri settori economici e ancor più nel mondo della ricerca affinché capiscano ciò che i cittadini chiedono loro: ossia maggiore rispetto per gli animali e garanzia di solidità e ripetibilità di nuove conoscenze, cosa che la sperimentazione animale sempre più spesso non offre. L’Europa lo ha capito, ora spetta agli altri Paesi rompere questo tabù e perseguire la strada dell'innovazione.”.
Speriamo bene!

Una stagione: l'inverno (2013 - 3)

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Ultima settimana d'inverno: queste giornate di pioggia sono intervallate da qualche sprazzo di sole, un'alternanza che ci annuncia la stagione in arrivo... il freddo sta per risolversi nel tepore, nella dolcezza e nella variabilità tipicamente primaverili. Basta una nuvola perchè le ombre diano qualche brivido, solo qualche giorno fa l'alba ci sorprendeva ancora con una brinata, che sembrava zuccherare l'erba. Nei fiumi, nutriti dalle piogge e dalla neve invernale, la vita riprende a scorrere, sotto i raggi benevoli della nostra stella vicina.




La natura sta per risvegliarsi, si rimette in moto nelle gemme degli alberi, nelle prime margherite, nel vento che scuote anche l'ossuta struttura degli alberi: non è più una brezza potente, impetuosa e dominante com'è stata quella d'inizio inverno, che si era portata via le foglie. Oggi è un soffio vivace e capriccioso, che inaugura già la nuova stagione.




E' ancora inverno: per poco. Apprezziamo quest'ultima settimana invernale, di pioggia, di sole o di nebbia che sia... e poi diamo il benvenuto alla primavera!

p.s. Scusate l'assenza dai vostri blog, sono veramente a corto di tempo libero in queste giornate. Appena avrò un attimo passerò a farvi un saluto!

"Un gatto di nome Darwin" di William Jordan

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Ecco un libro particolarmente interessante: sembra la "solita" storia di un uomo, neppure troppo gattofilo, che incontra un gatto, ne sperimenta l'amicizia profonda, finchè non deve affrontare il lutto dell'amico a quattrozampe e trovare una ragione al dolore della separazione. Assomiglia all'esperienza che tanti altri hanno vissuto sulla propria pelle, eppure in questo caso William Jordan, biologo americano, si spinge più in là. Forte della sua professione di scienziato, osservando il rapporto con il gatto randagio che accoglie in casa - e che chiamerà Darwin - inizia a riflettere sulla mente umana, le emozioni e i sentimenti, cosa accade a livello di neuroni quando l'uomo intesse un rapporto con un altro essere vivente.  William Jordan ci racconta il legame con Darwin, randagio micio rosso dalla forte personalità, che si intrufola nella sua vita con una certa noncuranza, diventandone poi un punto fermo irrinunciabile. Diventa in poche parole, un vero amico, compagno di vita, famigliare di cui prendersi cura e che si prende cura di te, a suo modo. 

La copertina per "Orme Editori"

Così, quando Darwin inizia a manifestare problemi di salute, William non può evitare di soffrire intensamente e di preoccuparsi per la sorte del suo piccolo amico. E da qui scaturiscono alcune riflessioni davvero interessanti, che spiegano - a livello scientifico - cosa accade alla nostra mente quando ci innamoriamo, quando instauriamo abitudini condivise, quando proviamo emozioni, anche sofferenza. 
In base alla mia esperienza, da diversi anni mi sono convinta che il lutto per un animale sia analogo al lutto per un essere umano; certo, il lutto "umano" è spesso molto più complesso, sfaccettato, perchè più complesso è il rapporto che si instaura tra esseri umani. Ma la sofferenza per la perdita? La sofferenza è la stessa identica. Ebbene, William Jordan non fa che confermare ciò, spiegandolo anche in termini scientifici. 
Vi riporto il passo, perchè merita davvero, come tutto questo libro che l'autore ha dedicato alla sua esperienza e a Darwin, "il gatto randagio che fece di un uomo un essere umano". 

La copertina per "Franco Muzzio Editore"

"La comunione con un gatto ha bisogno di tempo per maturare, ed è irreversibile. (...) Più a lungo vivi con un gatto, o se è per questo con qualunque essere vivente, più numerosi sono i dettagli di cui ti accorgi, perchè il cervello ha avuto più tempo per registrare. (...) Questo vuol dire che nel cervello viene progressivamente e lentamente assemblato un meccanismo fisico (...) dedicato al rapporto tra l'individuo e il suo compagno. (...) Non ti accorgi di quanto pervasivo sia diventato questo meccanismo finchè il tuo compagno non si ammala; a quel punto il mondo si sgretola e ti crolla addosso in mille pezzi. La sua sofferenza diventa la tua sofferenza. (...) E quando il tuo compagno muore, il dolore è quasi intollerabile. Più a lungo e più profondamente l'hai amato, più alto è il prezzo che devi pagare. E' come se avessero amputato una parte di te, senza anestesia, e probabilmente è così - letteralmente - perchè tutto il meccanismo che era servito a rendere possibile l'intesa miracolosa che avevi con l'essere che amavi è diventato, in un solo ineffabile istante, pressochè inutile.  (...) Il fatto è che coloro che abbiamo amato continuano a vivere nelle sinapsi e nelle molecole della nostra memoria, e finchè noi esistiamo esistono anch'essi, in quanto parte del nostro cervello. E' questo che succede quando chiunque ama chiunque altro o qualunque cosa. Ai neuroni che se ne stanno nelle profondità del cervello non importa se abbiamo amato un uomo o un animale. Il meccanismo è lo stesso". (W. Jordan, Un gatto di nome Darwin, Franco Muzzio Editore, pp. 14-15).

Un fine settimana dieci volte importante!

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La Pasqua si avvicina e la LAV (Lega Anti Vivisezione), come ogni anno, vi aspetta nelle piazze italiane con le sue uova di cioccolato: golose di loro, ma soprattutto buone nel vero senso della parola, perchè aiutano la LAV a proseguire nelle sue importanti battaglie. Questo weekend, poi, c'è un motivo in più per andare in piazza per comprare l'uovo LAV: ai banchetti sarà possibile firmare una petizione riguardante dieci nuove Leggi a favore del riconoscimento e rafforzamento della tutela degli animali nella Costituzione, nel Codice Penale e Civile. 



Tratto dal sito LAV:
"Dieci le nuove Leggi che la LAV e la Federazione italiana associazioni Diritti animali e Ambiente chiedono al nuovo Parlamento e al nuovo Governo di emanare e un primo pacchetto di Proposte di Legge su molti di questi temi (vivisezione, allevamenti per le pellicce, randagismo, tutela degli equidi, opzione veg nelle mense) sarà presentato già domani in occasione della seduta inaugurale di Camera e Senato:
1. il riconoscimento nella Costituzione del principio della tutela dell’ambiente e del valore del rispetto degli animali;
2. la modifica del Codice civile che riconosca gli animali come esseri senzienti;
3. il rafforzamento nel Codice penale delle previsioni contro i reati a danno degli animali;
4. lo stop alla vivisezione e il sostegno ai metodi sostitutivi di ricerca;
5. il contrasto all’abbandono e al randagismo anche attraverso misure per facilitare la vita con gli animali domestici;
6. la disincentivazione degli allevamenti, l’obbligo di stordimento prima della macellazione;
7. la promozione di scelte alimentari senza prodotti di origine animale;
8. il rafforzamento della protezione degli animali selvatici in natura, le aree protette, lo stop alla caccia;
9. il divieto di allevamento di animali per pellicce e di uso di animali per feste e palii;
10. la trasformazione di zoo, acquari e delfinari in centri di recupero degli animali sequestrati e maltrattati, il divieto d’uso degli animali nei circhi e il sostegno agli spettacoli circensi umani".

Non vi sembrano dieci meravigliosi motivi per scendere in piazza a firmare, mentre comprate un buonissimo uovo di cioccolato?A me assolutamente sì! Consultate a questa pagina la piazza più vicina a voi, o se proprio non potete muovervi da casa, potete firmare on-line. Mi raccomando, è un piccolo gesto per ognuno di noi, ma avrà un peso fondamentale se lo facciamo tutti insieme. Buon fine settimana!

Una stagione: la primavera (2013 - 1)

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Come inizio di primavera, diciamo che è stato... gelido! Lunedì è perfino scesa una spruzzata di neve, lievissima come zucchero a velo. Eppure, nonostante le temperature ancora (ed insolitamente) rigide, la natura non si fa pregare e sfoggia già i colori vivaci dei bulbi... che contrastano con i nuvoloni grigi incombenti.

Sul bordo dello stagno, le piante sbocciano

I giacinti sono ormai pronti a rivelare le loro sfumature

La forsythia è in piena fioritura, un giallo quasi arrogante, e sembra provocare il resto del giardino ancora addormentato e rinsecchito. Quali saranno le prossime piante a risvegliarsi?



In realtà ogni ramo è carico di gemme, pronte a sbocciare non appena la temperatura si farà più mite...



Anche Paciocca sta gradualmente riprendendo le sue abitudini in giardino... perlustrazioni, contemplazioni della campagna e... limatura e rinforzatura delle unghie sulla corteccia, scalando alberi e arbusti!


L'inverno è finito!

Io e Paciocca approfittiamo di questo post per augurare, di cuore, a tutti voi che passate qui su Rumore di Fusa...


Ci rileggiamo in aprile, passate buone festività in famiglia, con i vostri animali e magari facendo anche una bella passeggiata all'aria aperta: anche se con la sciarpa ancora al collo, la primavera è iniziata!

"Etiche dell'ambiente, voci e prospettive" a cura di Matteo Andreozzi

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Rumore di fusa vuole essere un blog per amanti degli animali e della natura non troppo formale, alcuni dei post che pubblico hanno toni leggeri, senza troppe pretese, anche se naturalmente dietro ogni post c'è il mio impegno e le dovute ricerche per garantirvi informazioni valide. Oggi sfrutterò questo mio piccolo spazio sul web per parlarvi di un libro del quale sono molto orgogliosa, poichè si tratta di un ampio, serio e importante progetto, di cui ho avuto l'onore di fare parte come autrice di uno dei saggi.
Il volume Etiche dell'ambiente, voci e prospettive, edito da LED e scaricabile qui, raccoglie diversi interventi di autori italiani e internazionali tutti riguardanti l'etica ambientale, disciplina che si interroga sul rapporto tra essere umano e Natura. Si tratta di una riflessione che approfondisce tematiche inerenti la crisi ecologica, la nostra responsabilità nei confronti del pianeta e dei suoi complessi equilibri basati su connessioni tra ecosistemi, la nostra responsabilità nei confronti degli animali non umani. 


La copertina

Per semplificare un pò il discorso, l'etica ambientale si pone ad esempio domande come le seguenti: "E' giusto che il pianeta venga considerato dall'uomo a suo indiscriminato uso e consumo ?", "E' giusto cibarsi di animali o vestirsi di pellicce?", "Che posizione ha, e ha avuto nei secoli, l'uomo rispetto alla natura?", "Quali valori etici dovrebbero essere tenuti in considerazione, alla luce della crisi ecologica e della sofferenza animale?", "Che futuro stiamo lasciando alle nuove generazioni?", "Di quali crimini ci stiamo macchiando nel presente?".
In base al tipo di riflessione che si elabora per rispondere a queste questioni, si costruiscono così diverse (alle volte contrastanti, ma non per questo infondate) etiche dell'ambiente: ecco perchè il titolo del volume è giustamente al plurale.


I saggi dei tanti esperti, alcuni veramente di spicco come Peter Singer, vanno a comporre una visione d'insieme piuttosto completa delle diverse prospettive che animano l'attuale dibattito, dando molti spunti interessanti, aprendo la mente a nuovi punti di vista, ma soprattutto stimolando la riflessione personale dei lettori. Lo scopo primario di questo volume, curato eccellentemente dal dott. Matteo Andreozzi dell'Università degli Studi di Milano, è proprio l'invitare sempre più persone a porsi in prima persona queste domande, cruciali per l'essere umano del Terzo Millennio. Non sono domande a cui devono rispondere solo i filosofi, o i politici, o gli scienziati, o i giuristi... sono questioni che toccano tutti, pertanto dovrebbero essere meditate da ciascuno di noi.


Se il volume si rivolge primariamente ai giovani che si avvicinano alla materia, è giusto dire anche che per interessarsi all'etica dell'ambiente - o meglio, alle etiche dell'ambiente - non è necessario essere studiosi, esperti o figure di spessore in questo campo: requisiti fondamentali sono semplicemente una coscienza critica genuina, il più possibile libera da pregiudizi, e una certa sensibilità.
Concludo il post con le parole di Matteo Andreozzi, che ringrazio ancora, qui pubblicamente, per avermi coinvolta in questo importante progetto collettivo: "La speranza è che le diverse risposte offerte [in questo volume] (...) possano (...) spronare i lettori e le lettrici ad approfondire ulteriormente la materia. Il dibattito, come si è detto, è ancora 'giovane' e richiede oggi, più che mai, nuove voci e nuove prospettive: se quello che stavate aspettando per inserirvi nella discussione è un invito, sappiate che ora lo avete in mano" (M. Andreozzi, Etiche dell'Ambiente, Led, 2012, p. 42).

Una stagione: la primavera (2013 - 2)

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E' arrivata! Dopo una lunga attesa, fatta di settimane di pioggia, nuvole scure impenetrabili, malanni di stagione a non finire, un pizzico di tristezza per l'appunto "stagionale" e aria sempre satura d'umidità... finalmente è davvero primavera!







Dato che le previsioni meteo sono benevole, approfitterò del primo sole e caldo per passare un lungo weekend all'aperto, tra fiori, giri in bici, letture in giardino e... esplorazioni con Paciocca, ovviamente! 




Buonissimo weekend a tutti voi!

Giochi per il gatto in casa: attività e idee "home-made"

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Se a noi uomini piace dilettarci con alcuni giochi da tavolo (carte, scacchi, dama, risiko, ecc.), anche i mici possono vantare un'innumerevole quantità di possibilità ludiche casalinghe. Anzitutto però qualche notizia "seria" sull'argomento: per il gatto il gioco in casa è molto importante, specie se non gli viene dato libero accesso all'esterno, poichè gli dà l'occasione di fare movimento fisico, mettere alla prova i propri riflessi, rompere la routine pasto-sonno e stimolarne la vivacità. Se è indubbio che il gatto adulto è meno propenso a giocare del micino, resta per tutta la vita nel carattere del micio la propensione al gioco, fosse anche solo un breve cenno di caccia verso uno spago o una biglia. Solo quando il gatto è molto anziano perderà interesse per il gioco. A maggior ragione se il gatto è l'unico peloso della famiglia, sarebbe importante che il "padrone" dedicasse un pò di tempo coinvolgendo il micio in qualche attività giocosa, eventualmente usando alcuni oggetti.

Paciocca non gioca a Risiko, ma con il nastro rosso li vicino!

D'inverno, quando pure i gatti "campagnoli" poltriscono molto in casa, farli giocare tra le quattro mura domestiche è un ottimo modo per evitare che si arenino, grassi come balene, sul divano per tutti i mesi freddi. Avete mai visto un gatto giocare con un cuscino, facendo "la lotta" con questo? Io ho avuto modo di notarlo spesso... e ho sempre trovato affascinante che il micio sappia mettere in atto, in un certo senso, quello che gli psicologi chiamano "gioco simbolico": si attribuisce cioè ad un oggetto avente una propria funzione (es. il cuscino, che il gatto sa bene essere un comodo giaciglio) un'altra funzione simbolica e temporanea (es. il cuscino può "diventare" un altro gatto contro cui accanirsi). E' chiaro che il gatto sa bene che quel cuscino è inanimato e fino a un momento prima era il suo giaciglio, eppure per tutta la durata del gioco lo morde con convinzione, lo maltratta e cerca di "sventrarlo" con le zampe posteriori proprio come se stesse lottando con un suo simile.


Far giocare un micio non è un'impresa difficile: tanti oggetti molto comuni sono per il felide giochi stimolanti, richiami irresistibili. Prendiamo in considerazione ad esempio i nastri: quale gatto resiste all'istinto di dare qualche zampata a un nastro in movimento? Personalmente non riesco a impacchettare nessun regalo in presenza della mia gatta! Se posso suggerirvi, i nastri migliori da "sacrificare" al divertimento felino sono quelli di raso, resistenti e che non si sfrangiano facilmente. La mia gatta ama molto giocare con qualsiasi tipo di nastro - compresi quelli da regalo: un'unica avvertenza in questo caso è fare attenzione che il nastro da regalo non si sfaldi troppo e venga ingerito dal vostro animale. Un'idea interessante per sfruttare il "fascino del nastro" è legare a una vecchia sedia tanti nastri colorati di diverse lunghezze, spessori e consistenze: il gatto la prenderà come una "giostra" tutta per sè e la sfrutterà anche senza la vostra presenza.

Nastri di raso. Foto da web, fonte QUI
Un altro gioco - molto comune ed economico - che in genere il gatto ama alla follia è la classica pallina di carta stagnola: leggera, irregolare, luccicante. Ho avuto mici che, correndo all'impazzata per tutta la casa, facevano palleggiare tra le zampe la pallina di stagnola, come dei provetti calciatori. Paciocca non è particolarmente brava in questo tipo di gioco, anzi ho osservato spesso che sembra quasi che si "vergogni" a farsi prendere con tanto trasporto dal "calcio" della pallina... inizia con foga, ma appena si accorge che è osservata si interrompe. Misteri del mondo felino!
Però la mia stessa gatta apprezza un particolare gioco con la palla di stagnola: rincorrerla (dopo che è stata lanciata da me) su e giù per le scale. E' in grado di giocarci per mezz'ore intere... cosa che richiede anche un certo sforzo fisico da parte sua, non si dica quindi che la mia gatta è pigra! E' un'attività che ho inventato quando ho capito che voleva con insistenza giocare con me, ma non le piaceva rincorrere la palla "in piano". Ecco un breve video, ahimè di scarsa qualità, ma giusto per darvi l'idea...


Altri due tipi di giochi a costo zero e fattibili in casa con il vostro gatto sono "nascondino-inseguimento" e la "lotta libera". "Nascondino-inseguimento" prevede grandi corse per casa dietro il proprio gatto, intervallate da momenti di "nascondino" (vostri o del gatto stesso): al micio, se è dell'umore giusto, piacerà molto venire a scovarvi dietro una porta o, a sua volta, nascondersi da voi per poi comparirvi alle spalle in modo rumoroso. Per esperienza posso dire che questo tipo di gioco riesce con successo solo se l'uomo e il gatto riescono a identificarsi a vicenda come "compagni di giochi": a Paciocca non verrebbe mai in mente di giocare a "nascondino-inseguimento" con mia madre o mio padre... non per una questione d'affetto, ma proprio per un "equilibrio relazionale" già fissato, che  prevede che i miei genitori non corrano per casa dietro alla gatta, per suo sollazzo.

La mia mano in lotta con la sorella di Paciocca (quando erano piccole)
"Lotta libera" invece vede affrontarsi due prodigiosi avversari: il gatto e un arto umano. Perchè la cosa non degeneri in un epilogo sanguinolento e spiacevole, vi invito a proporre questo gioco solo a gatti che abbiano dimostrato di sapersi controllare nell'uso di artigli e denti. Generalmente i gattini imparano a regolare la propria forza e le proprie "armi naturali" nella lotta-gioco con i fratelli e la madre, nei primi mesi di vita: se il gattino viene separato troppo presto da mamma e fratelli, è possibile che non impari questo. Poi esistono anche gatti che, a prescindere dalle esperienze in cucciolata, sono davvero "senz'usta" e al primo colpo sfoderano gli artigli. Sta a voi giudicare se è opportuno incoraggiare questo tipo di gioco con il vostro gatto e soprattutto saper porre dei limiti (con dolcezza!) nel caso in cui il micio diventi troppo "tagliente". Un ultimo consiglio FONDAMENTALE ma non scontato: se il gatto, durante la lotta, vi ha intrappolato la mano tra gli artigli e le fauci, immobilizzatela istantaneamente, guai a tirarla con forza. Se la mano è immobile, dopo pochi istanti il gatto si fermerà a sua volta, ma se cercherete di sottrarla dalle sue zampe in modo brusco... il graffio profondo è quasi assicurato!

The 11th Hour - L'Undicesima Ora

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In occasione della "Giornata della Terra" che ricorre proprio oggi, vi parlo di un interessante film del 2007 sulle tematiche ecologiche: The 11th Hour - L'Undicesima Ora. Diretto da Leila Conners Petersen e  Nadia Conners, prodotto e narrato da Leonardo Di Caprio (sapevate è un fervente ambientalista?), è un documentario sulla crisi ecologica che affligge il nostro pianeta, sulle storture politico-economiche del nostro presente e sul futuro a rischio per miliardi di forme di vita sulla Terra, compresa la nostra specie. Il film dura circa un'ora e mezza e merita davvero di essere visto dal maggior numero di persone: vi esorto quindi a vederlo, magari insieme ai vostri famigliari, è estremamente istruttivo. 

Locandina, da web

Veloce, chiaro e mai noioso, The 11th Hour mette in luce la gravità della crisi ecologica, soffermandosi in particolare sui cambiamenti climatici, rintracciandone le cause nel sistema economico occidentale, nella nostra dipendenza dai combustibili fossili, nella nostra mentalità consumista. Ma il film non si limita a denunciare le storture del nostro presente, nè si sofferma su scenari apocalittici futuri senza darci una concreta speranza: è possibile riprogettare tutta la nostra vita in modo ecologicamente compatibile, liberandoci anche dalla condanna contemporanea del "lavora-produci-consuma-muori". Il documentario riflette su come la nostra civiltà abbia fatto dell'avidità un vero e proprio sistema socio-economico: iniziare ad affrontare la crisi ecologica significa quindi rivoluzionare il nostro stile di vita, anzitutto deve esserci un cambiamento culturale e di mentalità.


Molti sono i punti chiave che vi segnalo: consapevolezza sempre maggiore anzitutto, per ogni cittadino del mondo, in modo che possa valutare meglio la complessità della realtà in cui viviamo. Legata alla consapevolezza c'è certamente la responsabilità individuale, dal momento che le nostre azioni quotidiane contano eccome: la società siamo tutti noi. E poi consumo critico, perchè ogni volta che acquistiamo un tale prodotto è come se "votassimo": spendere i nostri soldi per qualcosa significa essere d'accordo sulla produzione, esistenza e smaltimento di quel qualcosa. Ci pensiamo mai, al momento dei nostri acquisti?
The 11th Hour lancia un messaggio assolutamente positivo e condivisibile, benchè impegnativo per ciascuno di noi: non dobbiamo aspettare che il cambiamento arrivi dalle istituzioni, possiamo (e dovremmo) essere noi i primi a scegliere di vivere diversamente, responsabili della tutela della Terra e di tutte le sue forme di vita. Se il cambiamento partirà da ciascuno di noi, come fossimo piccole tessere, potremo comporre un "grande mosaico" di bellezza, rispetto, speranza e futuro sulla Terra.
Amare il luogo in cui viviamoè uno dei punti di partenza: occupiamoci del nostro ambiente locale, per abbracciare piano piano orizzonti sempre più ampi... un messaggio meraviglioso per la Terra, non solo oggi, ma tutti i giorni.

"Il gatto in noi" di William S. Burroughs

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Scritto dalla penna di William Burroughs, scrittore statunitense passato alla storia per le sue saghe visionarie e la sua vicinanza alla beat generation, Il gatto in noiè un piccolo librino che colpisce da tanti punti di vista: sono pagine autobiografiche alternate a immagini oniriche, aneddoti realmente accaduti che si intrecciano a incubi, sogni e allucinazioni, episodi crudi e amore profondo per i propri gatti. Questo libro è come una corsa sulle montagne russe, ripercorrendo ricordi dell'autore, emozioni, visioni, paure, rimpianti, sensi di colpa e affetto per Ruski, Fletch, il "Gatto Bianco" e gatti di ogni colore, tipo, temperamento. Per inquadrare meglio l'autore e il suo sfaccettato amore per i gatti, vi invito anche a leggere questo interessante articolo "Il gatto del miracolo" di Yoni Leyser.



Devo essere onesta: non credo che questo sia un libro "per tutti", perchè non sarà necessariamente apprezzato da tutti, anzi in taluni creerà sicuramente un pò di fastidio. Burroughs scrive infatti frasi sferzanti a proposito dei cani (che io stessa non condivido), oppure narra di episodi cruenti dovuti alla cattiveria umana a discapito di animali selvatici (tassi, volpi)... tuttavia, dopo averlo finito, non ho potuto non riconoscere a queste pagine un'intrinseca e indubitabile bellezza. Perchè trasudano di un sentimento per me evidentissimo: l'amore profondo, la complicità, il legame solido e ricambiato tra uomo e gatto. In molti punti si legge della paura angosciata - che tormenta anche il sonno dell'autore - di perdere il proprio amico a quattro zampe, per una generica disgrazia o a causa della propria negligenza. Burroughs narra ad esempio di quando andò a recuperare l'amato Ruski in un ricovero per animali, dopo che era stato catturato erroneamente: toccante è la sua disperazione umana prima di ritrovare il proprio gatto, spaventatissimo; pienamente condivisibili sono le riflessioni che Burroughs fa in seguito, sui tanti gatti nei rifugi, condannati a non trovare più la loro famiglia.
Inoltre Il gatto in noi mette in luce qualcosa che nel "senso comune" si tende a negare: la forte dipendenza affettiva del micio verso il suo compagno umano. Legarsi a un gatto significa essere responsabili del suo benessere e della sua felicità: lui ripone in noi non solo il suo affetto, ma tutta la sua fiducia. Scrive infatti l'autore parole intense, che credo possano colpire al cuore tutti noi: "Voi che amate i gatti, rammentate che i milioni di gatti che miagolano nelle stanze di questo mondo ripongono ogni loro speranza e fiducia in voi, così come mamma gattina alla Casa di Pietra appoggiò la testa sulla mia mano, e Calico Jane mise i gattini nella mia valigia, e Fletch saltò in braccio a James, e Ruski corse verso di me gorgogliando gridolini di gioia" (W.S. Burroughs, Il gatto in noi, Adelphi, p. 105).

Cambio di stagione: muta del mantello, rischio boli di pelo (tricobezoari)

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Ah, le mezze stagioni: tra pioggia e sole, rilevanti escursioni termiche dal giorno alla notte, venti capricciosi e inaspettate calure, portano anche il fatidico momento della muta del pelo del nostro gatto. Da una settimana a questa parte, non posso più accarezzare la mia gatta senza che un folto strato di pelo non si accumuli sulle mie mani, per tacere poi dei ciuffi bianchi e neri che trovo sul pavimento, poco dopo la sua accurata pulizia quotidiana. Ma del resto, come noi facciamo il cambio di armadio in vista della bella stagione, anche gli animali adeguano il loro manto alla temperatura, sia in primavera che in autunno. La muta del pelo tende ad essere più cospicua in primavera, quando gli animali devono liberarsi della coltre pelosa che li ha protetti dal freddo invernale, per "passare" a un mantello più leggero.

Immagine da web, QUI
Uno dei problemi maggiori che dà la muta del mantello (a parte tenere la casa pulita!) è la possibile formazione di palle di pelo nello stomaco del gatto, chiamate "tricobezoari". Durante la pulizia quotidiana, infatti, parte del pelo morto viene ingerito e, se la quantità è notevole come nel cambio di stagione, può restare nello stomaco senza essere digerito nè espulso, dando una serie di problemi (talvolta seri) all'apparato digerente. Per questo motivo può essere una buona norma, nei periodi di muta del pelo, spazzolare il nostro micio (operazione che dovrebbe essere praticata sempre frequentemente nei gatti a pelo lungo): rimuoverete così una parte del pelo morto, che non sarà ingerito. Esistono diversi strumenti per spazzolare il gatto, tutti molto funzionali allo scopo: pettini, spazzole, cardatori, guanti ruvidi.


E' bene scegliere lo strumento giusto a seconda del tipo di pelo del vostro micio: a tal proposito, vi consiglio di leggere questo interessante articolo dove vengono spiegate le caratteristiche di ciascuna spazzola, in relazione alle diverse tipologie di mantello. In linea generale possiamo dire che per un gatto a pelo corto è utile una spazzola morbida con setole corte, mentre per un micio a pelo lungo può essere utile usare anche un pettine a denti larghi, per sciogliere prima i nodi (dove possibile).
Il gatto, se non abituato a ricevere queste attenzioni, può trovare fastidiosa la spazzola: vi suggerisco di iniziare piano piano e con dolcezza, senza spazzolare subito tutto il corpo, partite magari da zone naturalmente piacevoli per il micio: collo, testa, guance. Nel caso in cui il vostro gatto tollerasse davvero male la spazzola, potete comunque aiutarlo a rimuovere parte del pelo morto con un'energica accarezzata-frizione del mantello... certo, poi il pelo vi resterà sulle mani, ma lui sicuramente vi sarà grato delle attenzioni ricevute!


Immagine da web, QUI

Qualora non fosse sufficiente spazzolare il micio per evitargli i boli di pelo, si può somministrare poco olio di vaselina per agevolare il transito del pelo nell'apparato digerente. In alcuni casi il gatto vomita le stesse palle di pelo: se la cosa non è frequente, non è necessariamente il caso di allarmarsi, anzi può essere il rimedio naturale a cui lo stesso micio ricorre per liberarsi dell'impiccio. Si può anche aiutarlo con una buona alimentazione: esistono alimenti in commercio che prevengono la formazione di palle di pelo, o paste specifiche che ne favoriscono l'eliminazione (in genere sono tutte molto gradite al gatto). E' doveroso comunque sottolineare che un gatto a pelo corto in buona salute e con una buona alimentazione, con la possibilità anche di rifornirsi di erba fresca per aiutare il transito intestinale, può vivere tutta la vita senza avere alcun problema di boli di pelo. Per questo è sempre molto importante curare l'alimentazione e rendere disponibile (anche ai mici di appartamento) l'erba gatta. Detto tutto questo, resta una sola cosa da fare ancora... armatevi di aspirapolvere e pulite casa dai ciuffi di pelo, fino al prossimo cambio di stagione!
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